Visita al Conservatorio e alla chiesa del SS. Rosario – Monticchio
I giorni 29 e 30 giugno, in occasione della festa patronale di Monticchio dedicata ai SS Pietro e Paolo, si effettuerà, dalle ore 17 alle ore 19, una visita guidata all’interno degli spazi messi a disposizione del conservatorio e nella chiesa del SS. Rosario.
I ciceroni saranno i ragazzi dell’Istituto Polispecialistico San Paolo con il quale la Pro Loco Massa Lubrense ha rinnovato anche quest’anno una convenzione di alternanza scuola-lavoro. Per l’occasione, i ragazzi hanno preparato una brochure in italiano e inglese di carattere storico e artistico sui capolavori del monastero. La brochure è stata realizzata in seguito alla visita effettuata il 31 maggio 2016 con il vicepresidente della sede locale dell’Archeoclub, prof. Domenico Palumbo, il quale, con grande competenza, ha saputo interessare i ragazzi sulla storia del luogo e sull’importanza artistica delle opere in esso contenuti. In particolare, l’attenzione è stata posta alle “riggiole” del maestro napoletano Iganzio Chiaiese.
La Pro Loco Massa Lubrense ringrazia l’amministrazione comunale, in modo particolare l’assessore Ing. Pietro di Prisco, nonché le Suore Domenicane per la preziosa opportunità offertaci.
MONTICCHIO
Il Conservatorio del SS. Rosario si trova nel cuore del casale di Monticchio, uno dei 18 caratteristici borghi che compongono il comune di Massa Lubrense.
Monticchio sorge in un’ampia vallata situata sul versante occidentale della collina di Santa Maria della Neve. La piazza del borgo, al centro della quale sorge la chiesa principale dedicata a San Pietro, si trova a 315m sul livello del mare. Il casale, però, si stende su per la collina fino oltre i 350 m.
Si hanno notizie di Monticchio già dal 1221, epoca della fondazione della chiesa vecchia di San Pietro. Nel 1489 è detto Monditio e non aveva più di 179 abitanti. (1)
Il casale di Monticchio è così detto perchè sta sopra un monticello. Vi sono fontane, giardini e lochi di caccia di Focetole eTurdi.(2)
Note:
- Giovanni Visetti 2000
Camminata dei 23 casali, da Torcha a Scanzano attraverso il Corpus Civitatis e gli altri casali massesi della fine del ‘400; G. Visetti;
- Persico 1644
“Descrittione della città di Massa Lubrense”
MONASTERO DI MONTICCHIO
La fondazione del Conservatorio fu fortemente voluta da Cristina Olivieri, una giovane e pia donna napoletana che fin dal 1707 si recava a villeggiare nel casale di Monticchio, ospite dei Tizzano.
Fu durante questo periodo che si impegnò a raccogliere il denaro necessario alla costruzione del monastero.
Con il denaro raccolto suor Cristina Olivieri comprò due piccole aree presso la Chiesa parrocchiale e, procuratosi nel 1723 l’assenso dei vescovo De Rossi, invitò il parroco di Monticchio a benedire la prima pietra. Tale evento sollevò un generale malcontento tra i cittadini Massesi già eccessivamente vessati dai privilegi delle corporazioni religiose.
Occorre ricordare, infatti, che tra il XVI e XVII secolo si assistette ad una grande espansione del culto religioso e gli edifici sacri arrivarono a superare di molto il centinaio. I religiosi si moltiplicarono.
Al principio del XVIII secolo erano stati tanti i legati di pietà fatti dai cittadini massesi nei due secoli precedenti , che le chiese, le cappelle, le estaurite, i monasteri, le abbazie possedevano quasi tutto il territorio massese. La città finì con il trovarsi divisa in una classe ricca costituita dai religiosi, ed un’altra povera, che comprendeva quasi tutto il resto della cittadinanza.
I massesi, quindi, ricorsero alla Sacra Congregazione Romana e al Vicerè di Napoli per protestare contro la costruzione del nuovo monastero.
Suor Cristina Olivieri, per aggirare tali proteste, dichiarò che quelle fabbriche ella le erigeva per uso privato.
Le proteste e le opposizioni dei massesi e le difese della fondatrice continuarono per vari anni, intanto, però, la costruzione dell’edificio continuava.
Nel 1746 il conservatorio venne ultimato ed abitato dalle monache. Annesso al monastero vi è una chiesa intitolata a Santa Maria del Rosario ed entrambe le costruzioni appartengono all’ordine di San Domenico.
Il complesso religioso
Cofondatore del complesso fu Ignazio Chiaiese un grande artista della maiolica napoletana del settecento appartenente ad una delle più importanti dinastie di maiolicari attive nella città partenopea tra la fine del XVII sec. e il XVIII sec. Sono attribuibili alla fabbrica del chiaiese anche le maioliche della Congrega della Cattedrale di Sorrento e la parete decorata presente ancora oggi nel cortile del Palazzo Correale.
Ignazio Chiaiese era figlio di Leonardo autore del pavimento della “Cacciata dall’Eden” di Anacapri.
Il Chiaiese arrivò a Monticchio per conto della cognata che poche settimane prima aveva portato nel convento domenicano sua figlia. Pentita, gli aveva chiesto aiuto. Gli chiese di recarsi presso il monastero al fine di liberare la bambina e riportarla a casa.
La leggenda narra che Ignazio Chiaiase, giunto al cospetto di suor Cristina Olivieri rimase affascinato dalla donna nei cui occhi cechi vide la luce celeste della conversione. Suor Cristina gli rivelò di essere l’uomo della provvidenza, mandato dal Signore al fine di aiutarla nell’opera di costruzione del monastero.
Ignazio Chiaiese non solo partecipò alla costruzione del conservatorio, ma ne divenne anche uno dei più grandi benefattori. Infatti numerosi furono le donazioni che raccolse tra le famiglie benestanti del posto.
Mastr’Ignazio, come era definito, ha abbellito gli ambienti interni del monastero e della chiesa utilizzando l’arte della “riggiola”. In particolare il chiostro custodisce un pannello maiolicato in stile barocco nel quale l’autore si raffigura penitente ai piedi della Vergine, unico esempio conosciuto di autoritratto con questa tecnica. In puro stile barocco l’elemento architettonico, la cornice, è dipinta sullo stesso piano della scena rappresentata.
L’autore si ritrae in ginocchio, penitente ai piedi della Vergine raffigurata al centro della composizione con in mano una lancia. La Vergine punta con la sua spada un drago accucciato ai suoi piedi. Il Chiaiese è legato al drago attraverso delle catene che sono in parte spezzate. Le catene rappresentano i peccati.
Lui è libero dalle catene del peccato ma resta in ginocchio perché in realtà vuole restare peccatore.
Per la prima volta la Vergine è raffigurata armata, in possesso di una lancia. La Madonna, infatti, non è mai punitrice. Essa è raffigurata sempre come “Madre Piena di Grazia”.
Ai lati del pannello principale vi sono altri due dipinti su riggiole.
Il dipinto posto a sinistra raffigura San Giuseppe dormiente e l’arcangelo Gabriele che gli appare in sogno. San Giuseppe ha accanto un bastone fiorito, segno della scelta divina.
Il pannello maiolicato a destra rappresenta San Francesco anch’esso dormiente. Il Santo dorme mentre è in atto una tempesta e un galeone è in procinto di naufragare. L’imbarcazione è quella tipica dei pirati saraceni che nel 1558 attuarono una feroce invasione di Massa Lubrense e Sorrento. Il “naufragio” è un’allegoria, che sta a significare la tempesta dell’anima. Ogniuno nella vita attraversa una tempesta e per superarla bisogna abbandonare tutto ciò che è forza ed affidarsi a Dio. La forza è simboleggiata dalla spada dipinta in basso a destra della composizione.
Chiesa del SS. Rosario
La chiesa ha una facciata settecentesca e ad essa si accede attraverso uno scalone a due rampe semicircolari.
L’interno è barocco, con elegante architettura e decorazione.
La pianta è a croce greca con bracci assai corti e ampia crociera sormontata da calotta a sesto ribassato con lanternino.
La costruzione della chiesa era già iniziata nel 1746, come attesta Mons. Pisani che in quell’anno si recò in visita al monastero appena terminato. La chiesa fu finita nel 1762, data che si legge sul pavimento e sul’organo.
Di grande bellezza è il pavimento maiolicato, anch’esso realizzato da Ignazio Chiaiese. Domina l’impianto uno stellone che simboleggia lo Spirito Santo. La cupola sovrastante è posta in perfetta corrispondenza con la rappresentazione simbolica realizzata sul pavimento.
Dai raggi più lunghi dello stellone maiolicato si sviluppano ghirlande di fiori.
Sulle riggiole ai lati dell’altare maggiore sono dipinti quattro pavoni, ognuno in posizione diversa e al di sotto dei quali si trovano gli ossari.
Tutta la pavimentazione è caratterizzata da dipinti floreali che molto probabilmente sono stati scelti per richiamare il giardino esterno del monastero.
Al centro dell’altare maggiore si trova un quadro della Beata Vergine del Rosario, in quello dal lato dell’Epistola una Cena in Emaus, nell’altro, opposto al primo, un’Adorazione dei Magi.
La tecnica usata per la realizzazione dei dipinti è quella caratterizzata dall’uso del gioco di luci ed ombre. Tale tecnica era tipica della scuola napoletana di quel periodo.
Nel quadro dell’Ultima Cena gli Apostoli sono rappresentati tutti dallo stesso lato. Non viene messo in risalto colui che ha peccato. Tale raffigurazione fu utilizzata per la prima volta da Leonardo da Vinci per realizzare il suo dipinto dell’Ultima Cena, esposto nella Cappella Sistina.
L’Adorazione dei Magi è di epoca Barocca.
Bibliografia:
Riccardo Filangieri 1910
“Storia di Massa Lubrense;
Persico 1644
“Descrittione della città di Massa Lubrense”;
Gaspare Adinolfi 2007
“’E vvie ‘e miez”
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