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Miti e leggende su Massa Lubrense

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di Miriam Russo

Il territorio di Massa Lubrense, oltre che denso di bellezze naturali, è avvolto nella magia e nel mistero, avendo fatto da sfondo a numerosi miti e leggende. Si tratta di episodi di portata storica che hanno segnato la cultura europea. In pochi, però, sanno che tali storie mitiche si sono svolte proprio in questo territorio. Per questo motivo, abbiamo selezionato per voi alcuni dei più famosi e curiosi miti e leggende su Massa Lubrense.

Il mito delle sirene

Tra i miti più celebri ritroviamo quello delle sirene. Sono figure molto particolari, ampiamente presenti nell’immaginario collettivo e culturale della Grecia, come dimostra la stessa Odissea di Omero. Proprio in questa narrazione, infatti, ritroviamo queste creature dall’aspetto mitico – metà donna e metà uccello o pesce – dal carattere ammaliatore e ingannatore.
Secondo il mito, le sirene omeriche vivevano in corrispondenza degli attuali isolotti Li Galli, che gli antichi chiamavano Sirenuse – toponimo derivante proprio da esse. Da qui le sirene tentavano i marinai con i loro canti: ammaliati dalle loro voci, questi uomini si avvicinavano pericolosamente alle coste rocciose infrangendosi contro queste ultime con le proprie navi. Una volta annegati, le sirene ne divoravano i corpi.
Anche Ulisse era un marinaio che, di ritorno a Itaca, si trovò ad attraversare questa zona. Egli, però, conosceva bene le doti ammaliatrici di queste creature, quindi ordinò ai suoi uomini di legarlo e di tapparsi le orecchie con della cera. La leggenda narra che le sirene, frustrate e deluse dal proprio fallimento, si siano gettate in mare lasciandosi morire e trasportare dalle onde.

Miti e leggende su Massa Lubrense: le sirene omeriche
Isolotti Li Galli
Isolotti Li Galli, ambientazione del mito delle sirene

Il Vervece

“O’ Revece”, ovvero il Vervece, è un piccolo e caratteristico scoglio di Massa Lubrense che sorge tra le acque di Marina della Lobra. Esso fa da sfondo alla storia di due pittori: Carlo Amalfi e il suo falso amico, Luigi Blower. Quest’ultimo arrecò al povero Carlo una serie di infinite cattiverie, tra cui addirittura un’ingiusta condanna a un anno di carcerazione. Carlo decise, dunque, di vendicarsi: un giorno, sapendo che ci sarebbe stata una burrasca, invitò l’amico Luigi a fare un giro in barca, ben consapevole della sua incapacità di nuotare. La tempesta arrivò e Luigi, in preda al panico e alle lacrime, chiese a Carlo di farlo sbarcare dovunque fosse possibile. Fu allora che Carlo accostò al Vervece, fece salire l’amico sullo scoglio e lo abbandonò lì, urlandogli che fosse tempo per lui di riflettere su tutto il male che gli aveva causato. Tornato al Vervece il mattino seguente, però, si accorse che di Luigi non ci fosse più traccia, quindi si ritrovò con il rimorso di averne causato la morte. Visse con questa colpa fino a quando, sentendo che fosse giunta la sua ora, chiamò un frate del convento dei Cappuccini per confessarsi. Rivelato il delitto che per tutta la vita l’aveva tormentato, Carlo scoprì che il frate era proprio il suo amico Luigi Blower, il quale, il giorno dell’accaduto, era stato salvato da una barca di procidani. Egli aveva imparato la lezione, avendo deciso di ritirarsi in convento per espiare i suoi peccati. A questo punto Carlo poté morire sollevato dalla pena che lo aveva finora angustiato.

Il Vervece
Il Vervece

Le Janare di “Prete Janche”

Un’altra misteriosa leggenda riguardante Massa Lubrense, e in particolare la località di Prete Janche, è quella delle janare. Secondo l’immaginario popolare, la janara è un mostro femminile, capace di volare, che agisce di notte ed è presente soprattutto nella zona di Nerano.
Anticamente, nel periodo che va da settembre a novembre, i cacciatori di quaglie si recavano a Prete Janche, una località del territorio molto favorevole per la caccia di questi volatili, soprattutto durante la notte. La leggenda narra che proprio questo luogo fosse, però, anche il raduno delle janare. Di fatti, i cacciatori si trovavano ad assistere a strani fenomeni: nella notte, anche quando c’era bel tempo, si creavano dei vortici d’aria seguiti da fischi. Secondo alcune testimonianze, in alcune occasioni apparivano anche dei grossi e imprendibili volatili e si udivano strani canti e urla. Tutti questi eventi facevano fuggire a gambe levate – e mai più ritornare – chiunque avesse soltanto provato ad avvicinarsi a quella zona.

La campana di Punta Campanella

Durante la devastante invasione turca del 1558 a Massa Lubrense e Sorrento, i saraceni saccheggiarono la chiesa di Sant’Antonino Abate, protettore di Sorrento. Tra i vari oggetti preziosi rubati al suo interno, c’era anche la campana in bronzo. Quando la flotta lasciò Sorrento, però, nei pressi di Punta Campanella, una forza misteriosa bloccò la nave che trasportava la campana, impedendogli di proseguire. I pirati turchi cominciarono a gettare in mare alcuni dei beni saccheggiati nel tentativo di ripartire, ma solo quando si liberarono della campana riuscirono nel proprio intento. Da allora, secondo la leggenda, il 14 febbraio di ogni anno – giorno in cui si festeggia il Santo Patrono – si sente il suono della campana di Punta Campanella provenire dal fondo del mare.

Punta Campanella
Punta Campanella

Queste sono solo alcune delle fantastiche storie e leggende che riguardano Massa Lubrense. Un’occasione in più per lasciarsi guidare e trasportare alla scoperta delle mille sfaccettature che compongono questo magico territorio.


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Gite scolastiche per le strade di Massa Lubrense

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di Rosario Sisto

Il 24 e il 25 ottobre la Pro Loco Massa Lubrense ha organizzato due gite scolastiche al borgo e al Castello dell’Annunziata, fortemente volute dall’assessore al turismo Giovanna Staiano. Le gite si inseriscono nel progetto “A piedi lungo le strade di Massa”, svolto grazie al contributo concesso dalla Città Metropolitana di Napoli.

Alle gite scolastiche hanno partecipato le classi terze medie delle due scuole di Massa Lubrense: l’Istituto Comprensivo Bozzaotra durante la prima giornata e l’Istituto Comprensivo Pulcarelli Pastena durante la seconda.

In queste due giornate gli alunni hanno raggiunto a piedi, ciascuno dalla propria scuola, il borgo dell’Annunziata, una delle frazioni di Massa Lubrense. Seguendo le nostre esperte guide escursionistiche, le scolaresche hanno attraversato sentieri e stradine interne. All’arrivo al borgo, gli alunni sono stati accolti con una graditissima merenda biologica offerta dal Ristorante La Torre e dall’azienda agricola Palazzo Raja.

È stata per i ragazzi un’occasione per approfondire la conoscenza del proprio territorio, cimentandosi anche in attività divertenti!

L’antico borgo dell’Annunziata

Gite scolastiche all'Annunziata

Un gran numero di strade, vicoli e scalinate formano una fitta rete che mette a contatto le abitazioni del borgo, ognuna costruita tra il XIV e il XVI secolo. Ed è per queste vie che durante le loro escursioni gli alunni hanno camminato mentre veniva loro spiegato come in tempi antichi i vecchi abitanti del borgo si spostassero da un punto all’altro della zona, che fosse semplicemente a piedi o con dei muli.

Quella dell’Annunziata è una delle frazioni più antiche della storia di Massa Lubrense: fu infatti proprio qui che i Normanni fondarono il loro primo insediamento nel territorio. Per questa ragione, l’Annunziata è uno dei luoghi più ricchi di storia qui a Massa e ciò la rende, in un certo senso, il suo nucleo storico.

L’Annunziata fu fondata su una zona collinare, originariamente per questioni di difesa strategica, motivo per cui è tutt’ora conosciuta per il suo fenomenale belvedere, da cui è possibile ammirare un panorama assolutamente mozzafiato, che permette addirittura di vedere Capri e parte della costa di Massa Lubrense!

Ci sono numerosi edifici storici cosparsi per il territorio dell’Annunziata. Uno dei più importanti è la Chiesa dell’Annunziata, tra gli edifici religiosi più antichi e caratteristici di Massa Lubrense. Un altro edificio storico della zona è Torre Turbolo (ex “Torre dei Pegni”), una torre di avvistamento situata nel centro della frazione.

Tuttavia, tra i tanti edifici storici dell’Annunziata nessuno è più importante o iconico del Castello dell’Annunziata.

Il Castello dell’Annunziata: un luogo perfetto per gite scolastiche

Il 24 e il 25 ottobre la Pro Loco Massa Lubrense ha organizzato due gite scolastiche al borgo e al Castello dell'Annunziata.

Punto d’arrivo delle due passeggiate è stato il Castello dell’Annunziata: l’edificio storico più caratteristico della frazione, nonché sicuramente il luogo più interessante da visitare per osservare tracce dell’antica storia di Massa Lubrense.

Le origini del Castello risalgono ai tempi del Ducato Sorrentino, con la costruzione di una cittadella fortificata che gli Angioini distrussero a seguito della loro presa al potere di Napoli. Nel 1389 il re Ladislao di Durazzo ne ordinò la ristrutturazione, la quale tuttavia durò solo fino al 1465, a seguito degli assedi aragonesi contro il territorio.

L’Annunziata restò quindi priva di difese concrete contro gli assedi, e fu per questo che nel 1558, dopo l’invasione turca, l’Università di Massa prese l’iniziativa di riedificare il castello. Tuttavia i lavori subirono una serie di complicazioni e si interruppero nel 1636.

Ai giorni nostri del Castello dell’Annunziata restano una torre cilindrica e parte delle mura di cinta. Dalla cima della struttura è possibile ammirare quasi tutto il territorio di Massa.

Durante le loro gite, gli alunni hanno visitato la torre cilindrica e hanno disegnato il bellissimo panorama di Massa Lubrense.

Gite scolastiche al borgo e al Castello dell'Annunziata

Ammirare la storia di Massa Lubrense

Il territorio di Massa Lubrense è ricco di bellezze di ogni tipo: naturali, archeologiche, artistiche e storiche.

In queste due giornate gli alunni hanno potuto ammirare il nostro territorio e apprendere molto della sua storia, hanno amato quest’esperienza e acquisito conoscenze preziose.


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Conosciamo ed esploriamo il nostro territorio

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“Conosciamo ed esploriamo il nostro territorio” è un progetto ideato dalla Pro Loco Massa Lubrense e realizzato presso l’I.C. Bozzaotra da Michele Palomba e Romina Amitrano. Prevede incontri in aula e uscite sul territorio.

Giovedì 27 ottobre, nell’ambito del progetto “Conosciamo ed esploriamo il nostro territorio”, i 68 ragazzi frequentanti le classi medie a tempo pieno, hanno raggiunto il Museo Georges Vallet di Piano di Sorrento per essere catapultati in un avvincente viaggio nel tempo.

All’ingresso del museo, il fondatore di Syrrenton Liparos, sua figlia Ciane, la dea Hera e il bellicoso Ares hanno scortato i ragazzi alla scoperta delle origini della penisola sorrentina.

La civiltà del Gaudo, la necropoli del Deserto, gli Osci e gli Ausoni, i magistrati del tempio di Minerva, i Sanniti, i coloni Greci e Romani, sono tornati “in vita” e hanno incantato i ragazzi, grazie alle spiegazioni e alla sensibilità del racconto dell’associazione “Barattoli Cosmici“.

Entusiasta la Presidente Teresa Pappalardo

“Innanzitutto voglio ringraziare il Dott. Franzese, direttore del Museo Georges Vallet, per la grande disponibilità e per aver permesso un’apertura straordinaria per questo evento. Ringrazio anche il Vice Sindaco di Piano di Sorrento Gianni Iaccarino e l’assessore all’istruzione Antonella Arnese che ci hanno accolti e introdotti in uno dei gioielli più belli della penisola sorrentina.

Inoltre, ringrazio il Comune di Massa Lubrense nella persona del delegato alla scuola Antonella Caputo, che ha lavorato con sincera gioia per far sì che questo progetto fosse possibile. Grazie anche alla dirigente Prof. Angelina Aversa per averci dato fiducia e a tutti i docenti.

Conosciamo ed esploriamo il nostro territorio

E un grazie particolare a Rossella, mente e cuore dei Barattoli Cosmici. Anche se da tempo collaboriamo con l’associazione, è riuscita ancora una volta a spiazzarmi. Mantenere per due ore di fila l’attenzione di un gruppo di ragazzi in età adolescenziale ha realmente dell’incredibile. Così come ha dell’incredibile vedere e leggere l’emozione nei loro occhi nonostante si parlasse di storia.

Eppure, grazie all’immane bravura dei Barattoli Cosmici, ai giusti tempi e al giusto modo di comunicare, questo miracolo si è reso possibile. Così, gli studenti si sono aggirati tra i nostri reperti archeologici con curiosità e attenzione. Hanno improvvisato un laboratorio teatrale sui miti romani, con il ninfeo come proscenio. Alla fine della ricostruzione in 3D del nostro ninfeo, i ragazzi hanno applaudito entusiasti.

Un’emozione incredibile che ripaga ampiamente del lavoro svolto e stimola in chi guarda la voglia di fare sempre di meglio per il nostro paese. Tant’è che, assieme al Vice Sindaco Gianni Iaccarino, abbiamo iniziato a tessere nuove strategie per canalizzare e implementare un comparto turistico, quello culturale, che ultimamente ha un trend positivo. Un settore che porta con sé diversi benefici: la destagionalizzazione dell’offerta turistica, un impatto ambientale minimo e una grande attenzione al territorio.”


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Massa Lubrense: protagonista del cinema dagli anni ’50

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Sono numerose le produzioni cinematografiche che hanno che hanno come sfondo i paesaggi mozzafiato e le straordinarie bellezze di Massa Lubrense. Da Eduardo De Filippo a Paolo Sorrentino, Massa Lubrense compare nei capolavori sia del cinema nazionale che internazionale.

In questo articolo, i film più belli girati a Massa Lubrense.

È stata la mano di Dio (2021)

Scritto e diretto dal regista Paolo Sorrentino, candidato al premio Oscar 2022 nella sezione del miglior film internazionale, e al Golden Globe 2022 come miglior film straniero. A fare da sfondo alle vacanze della famiglia Schisa è proprio la costa di Massa Lubrense. Nella scena iniziale, non manca un omaggio a Eduardo De Filippo, con l’inquadratura dell’isolotto Isca che, per decenni, è stato la dimora del noto attore e drammaturgo italiano. Lo stesso sindaco del comune di Massa Lubrense ha invitato il regista Paolo Sorrentino ad apprezzare di persona le bellezze naturali che questo posto ha da offrire.

Love is all you need (2012)

Film diretto dalla regista danese Susanne Brier. Tra Sorrento e Massa Lubrense si svolge la storia d’amore tra Philip (Priece Brosnan), cittadino inglese che vive in Danimarca e Ida, una parrucchiera danese. A unire i due protagonisti, è l’imminente matrimonio dei rispettivi figli che li costringe a partire per l’Italia. Proprio la penisola sorrentina farà da sfondo all’inizio del loro amore, luogo perfetto per il romanticismo.

Ex: amici come prima (2011)

Un film diretto e co-sceneggiato da Carlo Vanzina. Sequel di “Ex” (2009) di Fausto Brizzi. Anche in questo film compaiono scene girate a Massa Lubrense, in particolare al borgo dell’Annunziata e nella storica Villa Murat. Vincenzo Salemme, nei panni di Antonio, è un ex farmacista che invita un gruppo di ex amici nella sua villa nella penisola sorrentina. Durante la festa si riallacciano dei legami che, ormai, erano creduti persi. Alcune scene sono girate proprio nella piazzetta del borgo dell’Annunziata, con Capri sullo sfondo.

Neapel sehen und erben: Vedi Napoli e poi muori (1988)

Con la regia di Marco Serafini, è un film in lingua tedesca che ha come ambientazione Massa Lubrense. La storia ha inizio in Germania, per poi proseguire durante le vacanze in Italia: si alternano paesaggi della costiera amalfitana a quelli del borgo marinaro di Marina della Lobra. Il film non ha ottenuto una vasta diffusione nel cinema italiano per cui oggi, oltre alle testimonianze dei residenti, è possibile trovare solo qualche spezzone della pellicola che mostra chiaramente scorci del borgo marinano di Marina della Lobra.

Marito e moglie (1952)

Film diviso in due episodi, entrambi diretti e interpretati da Eduardo de Filippo. Buona parte del suo film è girata proprio nel borgo dell’Annunziata. Lo stesso De Filippo volle che, a figurare nelle sue riprese, fossero gli stessi abitanti di Massa Lubrense. Tratta di due episodi sulla vita coniugale: nel primo episodio è protagonista un pover uomo reso immobile da una paralisi; nel secondo episodio Gennarino, stanco della moglie, della sorella zitella e di un figlio problematico, si inventa una storia d’amore con una sua vicina di casa.

A partire dagli anni ’50 con Eduardo de Filippo, il rapporto tra Massa Lubrense e il cinema viene tutt’ora mantenuto grazie a numerosi registi, nazionali e internazionali, che scelgono le bellezze di Massa Lubrense come set cinematografici dei loro film.


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Le torri saracene a Massa Lubrense

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di Eleonora Aiello

Il territorio di Massa Lubrense è costellato di torri di guardia costiere, le cosiddette “torri saracene”. Sono la testimonianza di un sistema di avvistamento e difesa volto a proteggere la popolazione dalle incursioni dei corsari.

Mappa delle torri sulla costa di Massa Lubrense

Storia

Le torri di guardia sul territorio di Massa Lubrense furono edificate in diversi periodi: durante il periodo Longobardo-Normanno (IX secolo), sotto gli Angioini (1266 -1442) che furono i primi a ideare un vero e proprio sistema difensivo, e con gli Aragonesi (1442 -1503) che continuarono l’opera.

I pirati saraceni cominciarono ad attaccare le nostre coste durante il IX secolo. Con ferocia inaudita, saccheggiavano e distruggevano i villaggi, rapivano uomini, donne e bambini per venderli come schiavi.

Nel 1500 le incursioni dei pirati saraceni, barbareschi e turchi si fecero più frequenti. Oltre ad attaccare le navi mercantili nel mar Mediterraneo, i corsari sbarcavano sulle spiagge e si spingevano verso l’interno per cercare villaggi da razziare e cristiani da catturare.

Tra le incursioni più cruente avvenute in Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana ricordiamo: l’attacco subito da Cetara (1534), la strage di Conca dei Marini (1543), l’invasione turca a Massa Lubrense e Sorrento (1558), l’invasione turca a Vietri (1587).

Fu così che le fortificazioni costiere si fecero sempre più necessarie. Infatti, è nel periodo del vicereame spagnolo che si edificò la maggior parte delle torri ancora oggi esistenti. Nel 1563 Don Parfan de Ribera Duca d’Alcalà emanò un editto che impose la costruzione di torri costiere presidiate da militari su tutte le coste del Regno di Napoli. 

Tuttavia, il grande progetto non fu mai completato, sia per mancanza di fondi che per il sopraggiungere della battaglia di Lepanto, che sottrasse numerose galee alla flotta turca. Le torri persero via via la loro importanza strategica e vennero utilizzate per altri scopi.

Torre di crapolla – Fotografia di Giovanni Gargiulo

Caratteristiche

Le torri di epoca angioina erano a pianta cilindrica, alte, dalla muratura non molto spessa e avevano principalmente una funzione di guardia. Servivano a segnalare l’arrivo dei pirati con fuochi o tramite segnali di fumo, in questo modo si avvertiva la popolazione di cercare riparo nei boschi, nelle grotte o nelle fortificazioni.

Con l’intensificarsi degli attacchi, si vide necessario rendere le torri più resistenti e massicce; si preferì la pianta quadrata, con uno spessore della muratura maggiore sul lato esterno. A una prima serie di torri di vedetta, si sostituirono a poco a poco torri di difesa, armate con cannoni e presidiate da un corpo di guardia comandato dal torriere.

Il sistema difensivo prevedeva che ogni torre fosse costruita in posizione tale da essere visibile da quella più vicina, in modo che le segnalazioni di pericolo potessero essere più efficaci e veloci.

A segnare il passaggio da una forma all’altra fu l’introduzione dell’artiglieria, che rese indispensabile il cambiamento di tali fortificazioni. L’artiglieria era posta sulla piazza e non all’interno della torre, poiché i gas e i fumi sprigionati dalle armi avrebbero danneggiato le stesse per la mancanza di saturazione. La torre quadrata risultava più funzionale rispetto a quella cilindrica anche perché consentiva di poter contenere più armi.

Torre Minerva – Fotografia di Giovanni Gargiulo

Cosa ne rimane?

Di queste antiche strutture difensive, in penisola sorrentina sopravvivono numerose testimonianze. Alcune non sono altro che ruderi, a causa della mancanza di manutenzione, mentre altre, sottoposte a interventi di recupero, sono state adattate agli usi più disparati.

Torri saracene

Le torri principali

Sono nove le torri che ancora esistono lungo le coste di Massa Lubrense. Lungo il versante napoletano della costa massese ci sono quelle di Capo Massa, Capo Corbo, San Lorenzo, Fossa di Papa e Minerva. Le altre, Montalto, Nerano, Recommone e Crapolla, sono invece sul versante salernitano.

Massa Lubrense è ricca anche di strutture di difesa interne, costruite sulla fascia collinare. Ne sono un esempio il “Torrione”, struttura edificata per difendere l’ex collegio gesuitico, e le case-torri, erette prevalentemente da privati. La popolazione utilizzò le torri anche dopo le incursioni saracene: Torre Turbolo, al borgo dell’Annunziata, nel Seicento fu sede del Monte dei Pegni; la Torre Ghezi, presso Sant’Agata sui due Golfi, servì come rifugio durante la seconda guerra mondiale.


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Fotografie in studio

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Una raccolta fotografica, frutto della ricerca antropologica svolta da Deborah Di Bello presso le famiglie di Torca, frazione di Massa Lubrense.