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Festival Internazionale del Giornalismo e del Libro d’Inchiesta

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La quarta edizione del Festival Internazionale del Giornalismo e del Libro d’Inchiesta si tiene dal 4 giugno al 2 luglio nella piazza di Sant’Agata sui due Golfi. Il festival riunisce giornalisti, autori, ricercatori e il pubblico di tutto il mondo per discutere e celebrare il ruolo del giornalismo investigativo e della scrittura saggistica nella società.

Festival Internazionale del Giornalismo

Come nasce il Festival?

L’idea del Festival è partita dall’imprenditore Marco Cocurullo e dal giornalista Vincenzo Iurillo, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo del giornalismo investigativo e della narrativa non-fiction, creando un evento che potesse attirare esperti e pubblico da tutta Italia e non solo. Il festival ha ricevuto il supporto delle autorità locali, tra cui il Comune di Massa Lubrense, che hanno riconosciuto l’importanza culturale e sociale di un evento di questo genere.

Giornalisti di fama nazionale e internazionale, autori di libri d’inchiesta e accademici specializzati in giornalismo e comunicazione hanno contribuito a definire il programma del festival, assicurando la qualità e la rilevanza degli interventi e delle attività proposte.

In cosa consiste?

Il festival è caratterizzato da una serie di eventi, tra cui:

  • Dibattiti su una vasta gamma di argomenti contemporanei, quali la corruzione, la criminalità organizzata, le preoccupazioni ambientali, gli scandali politici e i diritti umani. Il festival prevede, infatti, tavole rotonde con giornalisti e autori rinomati che condividono le loro esperienze e intuizioni.
  • Presentazioni di libri investigativi e di saggistica, offrendo ai lettori l’opportunità di interagire direttamente con gli autori. Gli autografi e le letture dei libri sono comuni, consentendo un’interazione più intima tra gli scrittori e il pubblico.
  • Interviste a giornalisti che hanno svolto un importante lavoro investigativo in tutto il mondo, evidenziandone la sua natura globale.

Quali sono gli appuntamenti?

Giugno

  • Il 4 giugno si dà il via al Festival con ‘Tabula Rasa’ di Luca Telese, giornalista televisivo e della carta stampata ed autore di un libro che ripercorre la storia del Partito democratico.
  • Il 10 giugno tocca a uno dei più famosi ed apprezzati cronisti del Paese, Sigfrido Ranucci, autore de ‘La Scelta’, volume che racconta le sue scelte professionali di giornalista d’inchiesta.
  • Il 17 giugno si affronta ‘Il caso Chico Forti’, la storia del produttore e surfista arrestato e condannato negli Stati Uniti all’ergastolo per un omicidio per il quale si professa innocente. Ne parlerà Sabina Castelfranco, autrice di un reportage televisivo, in collegamento con lo zio di Chico Forti.
  • Il 23 giugno ci sarà il direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio con il suo ‘Israele e i palestinesi in poche parole’. Racconta con sintesi e chiarezza la Guerra dei Cent’Anni israelo-palestinese.
  • Il 25 giugno, Catello Maresca presenterà ‘Lo Stato vince sempre’, racconto autobiografico del suo impegno di magistrato antimafia.

Luglio

  • Il 1 luglio, la giornalista d’inchiesta Giulia Innocenzi racconterà come è nato il suo documentario ‘Food for Profit’ sugli abusi degli allevamenti intensivi.
  • L’8 luglio, Elena Basile, esperta di conflitti internazionali, sarà intervistata sul volume ‘L’occidente e il nemico permanente’, analisi della politica imperialista occidentale.
  • Il 15 luglio, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri è protagonista della rassegna in veste di autore de ‘Il Grifone’. Il libro spiega l’evoluzione tecnologica delle mafie che il magistrato calabrese combatte da quarant’anni.
  • Il 22 luglio tornerà Gianni Barbacetto, giornalista e scrittore, autore del libro ‘Contro Milano’, lettura controcorrente di una città dove aumentano le diseguaglianze sociali.
  • Il 29 luglio, il cronista del Mattino Leandro Del Gaudio sarà al centro di un dibattito sulla sua produzione letteraria che si inserisce in un genere tutto nuovo: il romanzo di fantasia basato su fatti di cronaca vera e giudiziaria.

Agosto – Settembre

  • Il 5 agosto sarà la volta di Maria Laurino e del suo libro “Il prezzo degli innocenti – come il Vaticano ha sottratto migliaia di bambini alle loro madri”. La storia di un terribile inganno in cui caddero molte famiglie povere e i loro figli. Ci sarà John Campitelli, uno dei bambini ‘rapiti’.
  • Il 20 agosto, appuntamento con il noto ufologo Roberto Pinotti, autore di numerosi libri sui temi degli ufo, degli extraterrestri e dell’incubo nucleare.
  • Il 26 agosto toccherà ad Alessandro Di Battista, autore di “Scomode verità”, volume sulla disinformazione e sulla criminalizzazione del dissenso alle politiche belliciste.
  • Il 2 settembre il Festival si chiude con ‘Mostri di Ponticelli’ di Giulio Golia e Francesca Di Stefano. Il libro è nato dalle inchieste delle Iene che hanno riaperto un clamoroso caso di cronaca risalente ai primissimi anni ’80. Furono accusati e condannati, per le sevizie e l’omicidio di due bambine, tre giovani che si sono sempre professati innocenti e che tuttora, dopo aver scontato la pena, si battono per ottenere la riapertura del processo.

Potrebbero esserci ulteriori ospiti e ulteriori sorprese. 

Informazioni utili

Il Festival Internazionale del Giornalismo e del Libro d’inchiesta è una rassegna organizzata dall’associazione no-profit che porta il nome del Festival. Inoltre, l’evento gode del patrocinio della Fondazione adAstra.

Questo Festival rappresenta una straordinaria occasione di incontro e confronto su temi di grande rilevanza sociale e culturale. È un evento imperdibile per chiunque sia interessato al giornalismo, alla verità e all’integrità nella narrazione delle storie.


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ceramiche del Castello

Tra arte e passione: le Ceramiche del Castello

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Le decorazioni e i colori delle ceramiche di Massa Lubrense riflettono l’atmosfera unica del posto. Oltre a essere apprezzate per la loro bellezza, le ceramiche raccontano storie di tradizione, cultura e passione per l’artigianato locale.

In merito alla creazione di ceramiche locali, abbiamo avuto il privilegio di intervistare Nina Palomba, una talentuosa artigiana autodidatta del settore, che condividerà con noi la sua passione e la sua esperienza nel campo.

Da dove è nata l’idea di un negozio di ceramiche dipinte a mano?

Per anni ho dato vita alla mia passione per la ceramica in un angolo di casa, all’inizio solo come passatempo. Tuttavia, la mia costante voglia di imparare ha trasformato questo interesse in una professione a tempo pieno. Nonostante le difficoltà incontrate in passato, mia figlia Valentina mi ha spronato a non arrendermi, e insieme abbiamo aperto inizialmente uno shop on-line su Amazon e successivamente un e-commerce personale. In seguito, abbiamo avuto l’opportunità di aprire un negozio nel centro di Massa Lubrense, inaugurato nell’agosto 2022.

le ceramiche del Castello

A cosa rimanda il nome “Le Ceramiche del Castello”?

Il nome del mio negozio, “Le Ceramiche del Castello”, evoca ricordi della mia infanzia legati al Castello Aragonese di Massa Lubrense, dove ho trascorso buona parte del mio tempo. I miei genitori gestivano la tenuta del castello, e insieme a mia sorella minore ci trovavamo spesso lì con loro. Tra i giochi che inventavamo per passare il tempo, c’era quello di cercare cocci di ceramica nel giardino, che con la nostra fantasia trasformavamo in bambole con cui giocare. Dietro questo nome si celano non solo i ricordi della mia infanzia, ma anche il sostegno e l’incoraggiamento costante dei miei genitori nel perseguire i miei sogni.

In che modo la vostra attività di artigianato si lega alla cultura del territorio?

Nella nostra selezione di prodotti, offriamo diverse opzioni che richiamano le tradizioni della Campania. Tra i vari oggetti, molti appartengono al passato, come contenitori per le acciughe, campanelli tradizionali e porta-gomitoli. Questi articoli suscitano molta curiosità per le loro forme insolite. Il rinomato corno napoletano è proposto in varie colorazioni e dimensioni. Inoltre, nel nostro negozio sono inclusi svariati articoli decorati con motivi di limoni, l’agrume simbolo di Massa Lubrense e della Costiera Amalfitana. Quando creo nuovi prodotti, mi ispiro spesso al passato, come nel caso delle nuove tazzine vintage reinterpretate in uno stile moderno.

le ceramiche del castello

Quali sono gli articoli che i turisti in visita a Massa Lubrense acquistano come souvenir?

I turisti non si limitano all’acquisto di oggetti specifici nel negozio, ma apprezzano la varietà degli oggetti in ceramica, sia per uso esterno che interno. Inoltre, sono attratti dall’idea di acquistare souvenir che rappresentino le nostre tradizioni. Tra gli acquisti più comuni dei turisti che visitano il negozio ci sono i classici taglieri e i piccoli vasi, ma non trascurano di dare uno sguardo anche ai prodotti più moderni, come il famoso riccio caprese rivisitato in chiave contemporanea.

È possibile acquistare anche direttamente sul vostro sito e tramite Amazon. Dunque potete spedire all’estero i vostri lavori?

Esattamente. Abbiamo la possibilità di spedire i nostri oggetti in tutto il mondo. Anche per chi si reca presso il nostro negozio durante la sua vacanza possiamo organizzare la spedizione degli oggetti che non trovano spazio in valigia.

Da qualche anno offrite la possibilità di partecipare a corsi di ceramica. Come si svolgono e a chi sono rivolti?

I corsi di ceramica si tengono presso il negozio e sono aperti sia agli adulti che ai bambini dai tre anni in su. Ogni partecipante ha a disposizione colori, pennelli e altri strumenti. Si procede con il decorare le piastrelle secondo il proprio gusto o seguendo i nostri suggerimenti. Durante il corso, spiego ai partecipanti la tecnica di cottura della ceramica nel forno e come si creano le variazioni cromatiche durante questo processo. I corsi vengono organizzati su prenotazione e durano circa un’ora e mezza.

Avete avuto anche il privilegio di essere citate nella rinomata rivista “Vanity Fair”. Com’è stato vedervi su una delle riviste più importanti e influenti a livello globale?

È stata un’emozione indescrivibile, che ha coronato tutti i nostri sforzi. “Vanity Fair” ci ha selezionate tramite Amazon, riconoscendoci come eccellenza nell’imprenditoria femminile italiana e promuovendo il nostro negozio di ceramiche dipinte a mano. Inoltre, anche la famosa influencer Valentina Ferragni ci ha dedicato un post, dopo aver acquistato un’oliera e una tazza dal nostro negozio on-line.

Devo ringraziare sia mia figlia che mio marito. Con la sua esperienza nel settore edile, mio marito mi ha fornito preziosi consigli tecnici per il mio lavoro. La tenacia di mia figlia mi ha aiutato a non abbandonare la mia passione.

Sito web: leceramichedelcastello.it


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Due Golfi Train Tour: tra cultura e gastronomia

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Un appagamento dei sensi e un pieno d’emozioni lungo un percorso paesaggistico e gastronomico in grado di soddisfare le aspettative di tutti. Con il Due Golfi Train Tour vivrete un’esperienza indimenticabile.

Il Due Golfi Train Tour è il mezzo più affascinante per ammirare lo splendore paesaggistico e culturale della nostra terra. Un’escursione memorabile a bordo del caratteristico trenino blu che attraversa Sant’Agata sui Due Golfi e i borghi antichi di Massa Lubrense. Gli scenari che vi si aprono sui golfi di Napoli e Salerno incantano e suggestionano visitatori di ogni età e provenienza.

In cosa consiste il Due Golfi Train Tour

All’inizio del tour vi sarà assegnata una guida turistica, la quale, nella prima parte del giro turistico, vi illustrerà la storia del paese e dei monumenti previsti dall’itinerario, nonché delle tradizioni locali. In seguito, nella seconda parte del tour, si visiteranno le aziende più qualificate del territorio che offriranno degustazioni di prodotti tipici selezionati con competenza e dedizione.

  • La prima tappa prevede il tour della località di Sant’Agata; percorrendo il corso principale si potrà ammirare la Chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie, dove si trova il prezioso altare di arte fiorentina del XVI secolo.
  • Successivamente si giunge alla collina de “il Deserto”, sito in cui i Padri Carmelitani Scalzi avevano costruito un complesso monastico, oggi sede dell’Ordine delle Suore Benedettine di San Paolo. Da questo punto potrete godere di una splendida vista del Golfo di Napoli e del Vesuvio. Questa parte del territorio campano è stata definita dai primi greci come “la terra delle sirene“.
  • Proseguendo si visiteranno aziende agricole locali, dove il panorama suggestivo lascia spazio alle prelibatezze culinarie. Tra queste si potrà gustare: l’olio DOP della penisola sorrentina, prodotti caseari, confetture di marmellata, degustazione di vini e del famoso limoncello con i limoni sorrentini.
  • Ripreso il viaggio, si proseguirà tra i borghi e i casali della costiera per godere della splendida vista con Capri che fa da sfondo.
due golfi

Informazioni utili

  • Periodo: il tour è attivo dall’inizio di Aprile a fine Ottobre, dal lunedì alla domenica.
  • Durata: è di circa 3 ore. Può variare in base alla scelta dell’itinerario.
  • Partecipanti: prevede un massimo di 4 persone per gruppo. Possono partecipare visitatori di tutte le età.
  • Prelievo: è possibile richiedere il trasferimento andata e ritorno che non è incluso nel prezzo del biglietto del tour.
  • Lingue straniere: è disponibile anche in lingua inglese.
  • Prenotazione: si effettua online. Vi sono diversi siti attraverso i quali è possibile effettuare la prenotazione, come ad esempio GoldenTours oppure Viator. In seguito, riceverete un ticket digitale che bisognerà mostrare per poter iniziare l’attività. Eventualmente, è possibile annullare la prenotazione fino a 24 ore prima (ora locale) attraverso lo stesso sito.

Il turismo rurale è sempre più apprezzato per scoprire le tracce tradizionali e i paesaggi mozzafiato. Lasciate che la magia della terra dei Due Golfi vi catturi mentre vi imbarcate in questo incredibile viaggio in treno. Vivete l’essenza del Mediterraneo immergendovi nei suoi panorami e gustandone i sapori peculiari. Questa esperienza vi permetterà di creare ricordi indelebili e al contempo di godervi un momento di tranquillità e relax.

Se volete rilassarvi, provate il Due Golfi Train Tour: è il tour che toglie lo stress!


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Massa Lubrense: la meta ideale per una vacanza indimenticabile

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Se stai cercando una vacanza che unisca bellezza naturale e avventura, soggiornare a Massa Lubrense è la scelta perfetta.

Perché soggiornare a Massa Lubrense

In un’epoca dominata dal turismo di massa, Massa Lubrense conserva ancora la sua autenticità tra borghi, calette, spiagge e sentieri. Che tu sia alla ricerca del relax, avventura o semplicemente una pausa dalla vita quotidiana, Massa Lubrense è pronta ad accoglierti a braccia aperte per un soggiorno indimenticabile.

Spiagge mozzafiato da non perdere

Le spiagge di Massa Lubrense sono un vero paradiso per gli amanti del mare. Tra le più suggestive c’è Marina del Cantone, con la sua sabbia dorata e le acque cristalline. Un’altra spiaggia rinomata è Marina di Puolo, dove ogni angolo è perfetto per rilassarsi al sole e ammirare la maestosità del Vesuvio. Alcune spiagge di Massa Lubrense sono facilmente raggiungibili in auto o con i mezzi pubblici, altre invece si trovano alla fine degli incantevoli sentieri. Inoltre Massa Lubrense vanta del primato di Bandiera Blue per le sue acque limpide, da diversi anni.

massa lubrense spiaggia

Paesaggi da cartolina

Ma non sarà solo il mare a stupirti qui. I paesaggi scogliosi e le baie nascoste offrono scenari da cartolina, sono perfetti per una passeggiata romantica o una sessione fotografica. I Faraglioni dell’isola di Capri visti da Punta Campanella, offrono un panorama davvero suggestivo che merita di essere incorniciato. Un altro panorama imperdibile è il Belvedere dell’Annunziata, in modo particolare al tramonto.

Avventure all’aperto

Per chi ama l’avventura, Massa Lubrense offre una varietà di attività all’aperto. È il luogo perfetto per praticare trekking lungo i sentieri costieri che offrono panorami pazzeschi sia verso la costa che l’entroterra. Molto interessanti e imperdibili sono anche gli sport acquatici come lo snorkeling e il kayak per esplorare grotte o piccole baie come la Baia di Ieranto. Quest’ultima è considerata la vera e propria perla del territorio.

Tra storia e cultura

Per chi è appassionato di storia e di cultura locale, sono assolutamente da non perdere le chiese e i santuari della zona. La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è un gioiello architettonico che offre una vista spettacolare sulla baia circostante. Il Santuario della Madonna della Lobra, con la sua atmosfera sacra e i suoi affreschi antichi, è un’altra tappa imperdibile per chi desidera immergersi nella storia e nella spiritualità del luogo. A rendere Massa Lubrense una destinazione culturale interessante non sono soltanto i monumenti religiosi. Lungo le stradine lastricate dei suoi borghi, si trovano anche antichi palazzi nobiliari e torri di avvistamento che raccontano la storia di questa terra affascinante.

Posizione strategica di Massa Lubrense

La posizione centrale di Massa Lubrense la rende un punto di partenza ideale per esplorare le meraviglie circostanti. Si possono facilmente pianificare escursioni verso destinazioni vicine. Di fatti è possibile raggiungere facilmente altre mete rinomate della costiera sorrentina come Sorrento e la Costiera Amalfitana. Entrambe sono raggiungibili sia in auto che con i mezzi pubblici. Un’altra meta che si può raggiungere con un tour giornaliero in barca o in traghetto è l’isola di Capri.

Con così tante attività ed escursioni da poter fare, Massa Lubrense è il luogo perfetto per una vacanza alternativa e ricca di attività e luoghi da scoprire.


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Invasione turca a Massa Lubrense

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di Miriam Russo

Siamo nel 1558 quando i turchi si muovono nelle acque del mar Mediterraneo alla ricerca di conquiste territoriali e beni da saccheggiare. Uno di questi assedi è l’invasione turca a Massa Lubrense e Sorrento.

L’invasione

Il 13 giugno del 1558, l’ammiraglio ottomano Pialì Pascià e la sua flotta attaccarono e invasero la Penisola Sorrentina, provocando un migliaio di morti e facendo almeno 4.000 prigionieri. Sbarcando durante la notte sulla spiaggia di Marina del Cantone, infatti, circa 2.000 corsari scalarono rapidamente i pendii del promontorio alla ricerca di casali e altri luoghi da razziare e saccheggiare. La flotta si divise in tre gruppi, quaranta navi approdarono all’alba ai piedi di Massa Lubrense e altre quaranta sulla spiaggia di Sorrento. Così, i Saraceni sorpresero gli abitanti di Massa nel sonno, facendo prigionieri i pochi che riuscirono a salvarsi.
Nonostante il violento arrivo e i primi attacchi, Massesi e Sorrentini si batterono per difendere la propria patria, ma dopo 10 giorni di scontri si arresero davanti alla potenza dell’esercito turco.
Resta “sorprendente” il fatto che nessuno degli abitanti della Penisola, tra sentinelle e soldati, si fosse accorto dell’invasione. Ricordiamo, infatti, che ai tempi era ben noto che i turchi stessero navigando nelle acque del Mediterraneo già da diversi giorni. Per questo motivo, si dice che fu un traditore turco, schiavo di una famiglia nobile di Sorrento, ad aprire le porte della città agli invasori. L’esito fu la distruzione e il saccheggio della città e la cattura di circa 4.000 abitanti che, rinchiusi e addossati nelle stive delle galere, furono condotti a Costantinopoli per essere venduti al mercato.

Le torri costiere

A seguito di questo terribile avvenimento, il vicerè del Regno di Napoli Don Parafan de Ribera fece costruire delle nuove e fortificate torri di avvistamento. In quel periodo furono anche ricostruite e migliorate la Torre trecentesca dei Galli e quella coeva di Punta Campanella. Furono disposte così che ognuna fosse ben visibile dalle due vicine. In questo modo, si potevano effettuare segnalazioni con il fuoco e con il fumo ripetute a catena di torre in torre in caso di pericolo. Al contempo, da altre torri dette “cavallare” partiva un guardiano a cavallo per mettere in allarme gli abitanti dei Casali.

Una delle torri costruite dopo l'invasione turca a Massa Lubrense del 1558

La leggenda

C’è anche una nota leggenda legata all’invasione turca del 1558 che riguarda la campana di Punta Campanella. Visti e vissuti gli avvenimenti del terribile attacco, il 14 febbraio, giorno di Sant’Antonino patrono di Sorrento, i devoti di Massa Lubrense vi si recavano in processione. Da lì pare che si udissero i rintocchi di una campana provenienti dalle profondità del mare. Quanto più erano forti, tanto più il mare era agitato: segnalavano, dunque, un pericolo imminente.

Invasione turca a Massa Lubrense: Torre saracena di Punta Campanella


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Booksophia 2023: torna il Festival della Classicità

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Booksophia – Festival della Classicità: una celebrazione della cultura e della conoscenza a Massa Lubrense

Massa Lubrense si prepara ad accogliere un evento straordinario che celebrerà la ricchezza della classicità: il Booksophia – Festival della Classicità. Il festival, giunto alla settima edizione, avrà luogo nei giorni 16-17-18 Novembre 2023, promettendo di portare un’esplosione di cultura, conoscenza e ispirazione.

Un’esplorazione della classicità

Il Booksophia è un omaggio alle radici culturali che hanno plasmato la nostra comprensione del mondo. Attraverso conferenze, discussioni e cineforum, i partecipanti avranno l’opportunità di immergersi nelle profondità della classicità e di esplorare la sua risonanza nei giorni nostri.

Programma coinvolgente

Il festival si svolgerà presso varie sedi suggestive di Massa Lubrense, offrendo ai partecipanti l’opportunità di esplorare la bellezza della città mentre si immergono nell’atmosfera culturale del festival. Il programma ricco e coinvolgente includerà conferenze magistrali tenute da esperti in campo classico, che condivideranno le loro conoscenze su argomenti che vanno dalla filosofia all’arte, dal cinema alla musica, dalla letteratura alla politica dell’antichità.

Un ponte tra passato e presente

Il Booksophia 2023 mira a costruire un ponte tra passato e presente, dimostrando come l’eredità della classicità sia viva e rilevante oggi. Attraverso la riflessione critica e l’interazione attiva, il festival si propone di stimolare la mente dei partecipanti e di ispirarli a esplorare ulteriormente la ricchezza della tradizione classica nelle loro vite quotidiane.

Programma di Booksophia 2023:

Booksophia 2023 - Festival della Classicità: programma

Se siete affascinati dalla classicità o semplicemente curiosi di esplorare nuove prospettive culturali, il Booksophia Festival della Classicità a Massa Lubrense è l’evento da non perdere. Preparatevi per un fine settimana indimenticabile di conoscenza, intrattenimento e connessione con il patrimonio culturale che ha plasmato il nostro mondo.

Per aggiornamenti su Booksophia 2023, contatti e maggiori informazioni, vi invitiamo a visitare la pagina Facebook Booksophia – Festival della Classicità.


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Athena, la dea di Punta Campanella: tra mito e legenda

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Atena, conosciuta anche come Athena nella mitologia greca, era una delle principali divinità dell’Olimpo. Proprio alla dea Athena era dedicato il Santuario situato sulla cima del promontorio di Punta Campanella, spartiacque tra il Golfo di Napoli e quello di Salerno.

Chi era la dea Athena

Athena era considerata la dea della saggezza, delle arti, delle scienze, della giustizia, della strategia militare e della civiltà. Viene spesso raffigurata con un elmo, uno scudo e una lancia, simboli del suo ruolo protettivo nei confronti degli eroi e delle città greche.

La dea Athena era associata sia alla guerra che alla pace. Sebbene avesse un lato guerriero e fosse considerata una protettrice dei combattenti, aveva anche un approccio strategico e tattico alla guerra, in contrasto con Ares, il dio della guerra brutale. Era conosciuta per la sua razionalità, il suo amore per la conoscenza e la sua capacità di risolvere conflitti in modo pacifico.

Athena era la dea patrona di molte città greche, tra cui Atene, che prende il nome da lei. Era una figura iconica nella mitologia greca e un personaggio ricorrente nelle opere letterarie e artistiche dell’antica Grecia. La sua influenza si estendeva anche alla cultura e alla filosofia, contribuendo alla formazione delle idee e dei valori dell’antica civiltà greca.

Nel culto romano, Minerva era la divinità corrispondente a Atena. Il suo culto giocava un ruolo significativo nella vita religiosa e culturale dell’antica Roma. Infatti, la sua figura rappresentava importanti virtù e ideali romani come la saggezza, la strategia e la giustizia.

Storia del Santuario di Athena

Sulla cima del promontorio Ateneo, attuale promontorio di Punta Campanella, sorgeva il santuario di Athena. Edificato dai greci, fu un tempio prima greco e poi romano dedicato alla divinità, protettrice di naviganti e commercianti. La presenza del Santuario di Athena è testimoniata da fonti letterarie di carattere storico, da Strabone a Tito Livio. Un riferimento compare anche nell’antica carta romana “Tavola Peutingeriana“.

La conferma definitiva della posizione del Santuario di Athena sulla punta estrema del promontorio di Punta Campanella è giunta da un eccezionale ritrovamento avvenuto nel 1985. Si trattava di un’antica epigrafe incisa nella roccia e scritta in lingua osca, databile alla prima metà del II secolo a.C. Questa epigrafe era di natura pubblica e menzionava tre Magistrati di Minerva, noti come Meddices Minervii, che supervisionarono e verificarono la realizzazione dei lavori relativi all’approdo e alla scalinata orientale che conduceva al Santuario.

Alcuni resti del santuario dedicato ad Atena possono ancora essere scorti alla fine di un emozionante percorso di trekking. È molto probabile, infatti, che i ruderi ancora visibili nelle vicinanze della torre saracena di Punta Campanella siano ciò che rimane della fondazione del tempio, situato a sud della torre.

Mito del tempio di Athena

La fondazione leggendaria del tempio di Athena a Punta Campanella è attribuita a Ulisse. Il promontorio era la dimora delle sirene Leucosia, Parthenope e Ligeia, note per il loro canto ammaliante che ingannava tutti i naviganti, facendoli perdere il controllo delle loro navi. Il sagace Ulisse, per proteggere i suoi compagni, fece loro indossare tappi per le orecchie, consentendo così alla nave e ai suoi amici di giungere incolumi all’attracco sul promontorio di Punta Campanella. Riconoscente per la guida e la protezione di Athena, in segno di devozione, Ulisse costruì il tempio in onore della dea.

Dunque, il santuario di Athena rappresenta il punto di incontro tra storia, mito e legenda di questo territorio. Un patrimonio che arricchisse non solo la bellezza naturalistica, ma anche quella storica e archeologica di Massa Lubrense.


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Come visitare Pompei da Massa Lubrense

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Pompei è un interessante sito archeologico che riesce ad attrarre turisti provenienti da ogni parte del mondo. La sua storia è legata alla tragica eruzione del Vesuvio, avvenuta nel 79 d.C., che seppellì questa ricca città romana insieme ad altre come Ercolano, Oplontis e Stabiae. Gli scavi permettono di visitare alcuni edifici pubblici, le antiche ville patrizie così come le botteghe, le osterie, le case popolari, i lupanari e tanto altro. La città, inoltre, fonde tutto ciò che resta dell’antico mondo romano-pagano con la spiritualità cristiana, testimoniata dal Santuario dedicato alla Beata Vergine del Rosario di Pompei.

Pompei

Esistono diverse soluzioni per visitare il sito di Pompei da Massa Lubrense:

In treno

La linea ferroviaria inizia a Sorrento. Tutti gli autobus che da Massa Lubrense vanno a Sorrento raggiungono la fermata Stazione Circumvesuviana.

Da qui, basta prendere il treno della Circumvesuviana Sorrento-Napoli e in circa venti minuti si arriva alla fermata Pompei – Villa dei Misteri. L’ingresso “Porta Marina Superiore” si trova di fronte all’ingresso della Circumvesuviana ma se si prosegue ancora per qualche metro è possibile entrare anche dall’ingresso di “Porta Marina Inferiore” a Piazza Esedra.

In auto

Un altro modo per poter raggiungere facilmente gli scavi di Pompei da Massa Lubrense è in auto, prendendo l’autostrada A3 Napoli-Salerno (uscita Pompei Ovest). Nei pressi delle entrate al sito archeologico ci sono molte possibilità di parcheggio in grandi aree appositamente attrezzate.

Con la comodità di un’auto a propria disposizione, si può godere di piena autonomia e scegliere come proseguire la giornata alla scoperta di nuove meraviglie. Dopo aver visitato gli scavi di Pompei, si ha l’opportunità di ampliare il viaggio con una visita all’imponente Vesuvio, il celebre vulcano che custodisce una storia millenaria, oppure a una delle tante cantine vinicole nelle vicinanze.

Con autisti privati

Il servizio di noleggio con conducente (NCC) offerto da diverse compagnie può rivelarsi un’altra soluzione valida per visitare Pompei da Massa Lubrense. Questa opzione è adatta soprattutto a coloro che scelgono di viaggiare con la propria famiglia o con un gruppo ristretto di amici. Basterà semplicemente contattare una delle compagnie locali e indicare il numero di passeggeri, la data e l’orario di partenza.

Solitamente, le compagnie propongono escursioni giornaliere di 7 o 8 ore, in cui è possibile visitare sia Pompei che il Monte Vesuvio, oppure Pompei e Ercolano.


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Chi erano i Saraceni

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di Silvia Cossu

Il termine Saraceni” nacque nell’Antichità per indicare gli Arabi del deserto. Più precisamente tra il IX e il X secolo, periodo in cui l’Europa subì incursioni da parte di vari popoli provenienti dalle coste del Mediterraneo. Chi erano i Saraceni dunque?

Storia

I Saraceni erano un popolo di religione musulmana proveniente dalla penisola Arabica, vivevano sulle coste meridionali e lungo le isole del Mediterraneo. A differenza di altri popoli, le loro incursioni avvenivano soprattutto via mare e proprio per questo motivo venivano definiti “pirati barbareschi”. Il loro obiettivo principale erano le navi, militari o civili, che solcavano il Mediterraneo provenienti da paesi europei, che attaccavano e derubavano a proprio esclusivo beneficio.

In particolare, gli abitanti di questo popolo erano stanziati nell’Africa del Nord e nella Spagna meridionale e fu proprio partendo da queste sedi che, tra il X e l’XI secolo, iniziarono a compiere varie incursioni verso le coste italiane e francesi.

Solitamente arrivavano sulle coste con le loro navi e devastavano interamente i villaggi e le campagne che incontravano, con il solo scopo di fare bottino. Una volta messo insieme ciò di cui erano alla ricerca tornavano indietro verso l’Africa e la Spagna. Proprio in questo periodo, per far fronte alle incursioni saracene, le coste italiane e francesi si dotarono di punti di vedetta da cui gli uomini osservavano il mare, per cercare di individuare possibili attacchi da parte dei saraceni e prendere le adeguate misure di difesa.

Le torri anticorsare

Chi erano i Saraceni

Quando gli attacchi sulle coste cominciarono a farsi sempre più intensi, nacquero le cosiddette torri di guardia, edificate per metter in guardia le popolazioni. Da ogni torre era possibile scrutare il mare e inviare segnali luminosi e di fumo per trasmettere un messaggio o richiedere soccorso. 

Nella costiera amalfitana e nella penisola sorrentina le torri sono innumerevoli, in particolare nel tratto di costa di circa 27 miglia compreso tra Vietri sul Mare e il Capo di Massa Lubrense.

I pirati saraceni infatti cominciarono ad attaccare le coste di quest’area durante il IX secolo e ancora con più ferocia nel 1500. L’invasione turca a Massa Lubrense e Sorrento del 1558 rimane tra le più cruente in tutta la storia di questa violenta popolazione.

Le sorti dei prigionieri

I corsari sbarcavano sulle spiagge e si spingevano verso l’interno per cercare villaggi da razziare e cristiani da catturare. La sorte dei cristiani caduti nelle mani dei saraceni era spaventosa. I prigionieri vivevano situazioni di completo avvilimento e frustrazione che spesso li conducevano a uno stato di follia. La cattura degli schiavi in Europa era molto selettiva: gli uomini catturati dovevano essere robusti e venivano utilizzati come rematori sulle navi, le donne e i bambini erano venduti come schiavi, mentre le ragazze più belle andavano ad aumentare gli harem dei principi arabi. Spesso la liberazione degli schiavi cristiani avveniva dietro il pagamento di un riscatto.


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Gli Osci: l’antico popolo di Massa Lubrense

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di Rosario Sisto

Più di un antico popolo ha reso Massa Lubrense la propria dimora nel corso dei secoli, proprio come nel resto della penisola italiana: gli antichi Romani, i Greci, i Longobardi e molti altri. La storia del nostro territorio è sicuramente ricca.

Tuttavia, tra i tanti popoli che hanno messo piede in queste terre ce n’è uno che li precede tutti, e della cui passata presenza nel territorio abbiamo testimonianza grazie a un’iscrizione ritrovata a Punta Campanella: gli Osci.

L’antico popolo italico degli Osci

Gli Osci erano un’antica popolazione italica, ovvero, detto in poche parole, uno di quei popoli che si trovavano già stanziati nell’antica penisola italiana ben prima dell’arrivo dei Greci o delle conquiste romane. Le loro origini sono sfortunatamente incerte ancora oggi, data la relativa scarsità di reperti archeologici. Diversi autori hanno ognuno dato delle proprie ipotesi a riguardo.

Secondo alcuni storici, questo popolo risultò dall’assimilazione da parte di popoli sannitici degli Opici, un altro popolo italico, situato nell’Opicia, un antico territorio che apparentemente comprendeva gran parte dell’attuale Campania.

Secondo altri, il nome “Osci” non è altro che un secondo nome con cui gli Opici stessi finirono per essere conosciuti.

Ciò che sappiamo con abbastanza certezza è che questo popolo, in realtà suddiviso in varie tribù com’era spesso il caso di molti popoli italici, probabilmente entrò in contatto con gli antichi Greci e, ovviamente, i Romani. Questi ultimi finirono per “romanizzare” il popolo, com’era loro usanza, distruggendone le caratteristiche culturali e sostituendole con elementi della cultura romana.

L’osco: una lingua speciale

Osci, antico popolo di Massa Lubrense
Alfabeto osco con traslitterazione

Forse l’elemento più caratterizzante degli Osci era la loro lingua, l’osco.

Si tratta di una lingua di origine indoeuropea appartenente al ceppo osco-umbro la cui estensione geografica nella penisola fu particolarmente ampia, ricoprendo praticamente tutto il meridione.

La lingua si parlava dal VI-V secolo a.C. circa fino alla romanizzazione del popolo nel I secolo a.C., che vide come conseguenza la sostituzione dell’osco con il latino.

Ciò che rende l’osco una lingua alquanto speciale nel contesto delle lingue italiche antiche è che si scriveva in almeno 3 alfabeti diversi: possedeva naturalmente un alfabeto proprio, composto da un numero compreso tra 19 e 23 lettere, secondo gli studiosi, ma è stata anche trovata della documentazione osca scritta in alfabeto latino e greco.

La cultura e la società degli Osci

A giudicare da ciò che possiamo discernere dai pochi reperti che ci restano, gli Osci erano un popolo che basava la propria sussistenza prevalentemente sull’agricoltura e l’allevamento del bestiame, in particolare di bufali, da cui è possibile che derivi l’attuale usanza campana di allevare questi gli animali.

La famiglia era l’elemento cardine della loro struttura sociale, la quale era generalmente patriarcale. Per secoli la società osca non vide l’esistenza di schiavi, i quali però furono introdotti a seguito dell’entrata in contatto con i Greci.

Per quanto riguarda la loro religione, pare che gli Osci, come molti altri popoli preromani, venerassero divinità legate agli elementi naturali, come il Sole e la Terra, e che tra loro fosse diffuso il culto della Mater Matuta.

Fu proprio la cultura osca a creare un importante genere di rappresentazione teatrale: la commedia Atellana. Questo genere teatrale deve il proprio nome alla città campana di Atella, una delle antiche città degli Osci. Consisteva principalmente nella rappresentazione, solitamente improvvisata, di scene dal tono popolare e farsesco, stravagante, dove si vedevano interagire personaggi tipici, come ad esempio il servo, il padrone, il vecchio stolto, il mangione e molti altri ancora. Ciascuno di questi tipi era caratterizzato da una specifica maschera dall’aspetto grottesco. Questo genere fu molto popolare nell’antichità, anche tra i Romani, ed è ancora oggi la principale, nonché più grande, testimonianza della cultura osca di cui siamo a conoscenza.

Ammirare la storia dell’antico popolo di Massa Lubrense

Sfortunatamente sappiamo ancora relativamente poco sugli Osci in quanto possiamo basarci solo sui pochi ritrovamenti archeologici cosparsi per il territorio campano. Massa Lubrense, con i propri reperti appartenenti a questa antica popolazione, potrà quindi risultare una meta alquanto interessante per chiunque desideri sapere di più riguardo la storia degli Osci, nonché quella di altri popoli italici le cui tracce sono ancora presenti sul territorio. Pertanto incoraggiamo tutti voi, che siate veri e propri studiosi di storia antica o semplicemente curiosi di conoscere il passato delle nostre terre, a venire qui da noi ad ammirare con i vostri stessi occhi ciò che rimane delle nostre antiche origini!