Del Castello dell’Annunziata oggi restano una torre cilindrica e parte della cinta muraria. Percorriamo le tappe della lunga e tormentata storia delle fortificazioni di Massa Lubrense.
Il Ducato Sorrentino
Al periodo del Ducato Sorrentino (X-XII sec.) risalirebbe l’erezione di un “castrum”, cioè di una cittadella fortificata che andava a innestarsi in una zona facilmente difendibile.
Purtroppo, a seguito delle confuse e sanguinose vicende che condussero al crollo della Monarchia Sveva, la dinastia Angioina si insediò sul trono napoletano e fece distruggere completamente le fortificazioni dell’Annunziata. L’ordine giunse nel 1266 direttamente dal sovrano Carlo I per punire i massesi, incrollabili “ghibellini” (cioè legati alla dinastia Sveva). Per tale colpa Massa Lubrense non perse solo il “castrum”, ma la stessa autonomia entrando a far parte dei possedimenti sorrentini.
Il periodo angioino
Per poter veder svettare sull’Annunziata un nuovo nucleo fortificato bisognò attendere il 1389: Re Ladislao di Durazzo concesse al nobile sorrentino Pietro Acciapaccia di erigere nuovamente un castello, il cui rinnovato impianto si estendeva sino al limitrofo casale di Santa Maria, formando il “Corpus Civitatis”.
Questa struttura fortificata sopravvisse sino al 1465: a seguito dell’assedio aragonese infatti i massesi dovettero arrendersi non solo per la mancanza di viveri, ma anche per il timore che le bombarde, fatte giungere faticosamente a Massa, radessero al suolo l’intera Annunziata (1463).
Nonostante la fedeltà dimostrata agli Angioini, la Regina Isabella, consorte di Re Ferrante d’Aragona, concesse ai massesi una resa onorevole, ma fu solo una messinscena: due anni dopo, in quel terribile 1465, il sovrano “pensò a saldare certi vecchi conti con i massesi” (Riccardo Filangieri) e fece ridurre il castello dell’Annunziata a un mucchio di rovine.
L’invasione turca
Per circa un secolo Massa Lubrense per la sua difesa poté contare solo su quattro torri costiere (a pianta tonda e di costruzione angioina) e su tre o quattro torri interne di protezione, erette e mantenute dalle ricche famiglie dei casali quali i Liparulo, i Palma, i de Turris, ecc.
Dopo il terribile “sacco dei Turchi” del 13 giugno 1558, che mise tragicamente a nudo la più completa vulnerabilità di Massa Lubrense, priva di un polo difensivo di rilievo, l’Università (l’antica amministrazione comunale), riunitasi nella dimora del vescovo Giovan Andrea Bellone, deliberò di fortificare nuovamente l’Annunziata, per ospitare la popolazione in caso di incursione nemica.
Il matematico e ingegnere bresciano Giacomo Lanteri redasse il progetto, approvato a Madrid dal “Real y Supremo Consejo de Italia” presieduto dall’Imperatore Filippo II: il Lanteri prevedeva una cinta muraria organizzata su quattro bastioni, per scongiurare quello che era capitato nel 1558, quando i turchi risalirono dal Cantone e colsero di sorpresa gli inermi massesi.
La rifortificazione
L’irregolarità del suolo e la morfologia dei luoghi, lungi dal rappresentare un ostacolo, si conciliavano magnificamente con il progetto dell’ingegnere bresciano, i cui principi architettonici di fortificazione erano espressi tra l’altro nell’opera “Due Libri del modo di fare le fortificazioni di terra” (1559).
Con una solenne cerimonia tenutasi il 29 ottobre del 1564, e presieduta da mons. Bellone, l’Università di Massa diede inizio ai lavori di costruzione del “castello”: la spesa prevista era di 3000 ducati, di cui un terzo elargiti dal Pio Monte dei Poveri di Massa, un sodalizio caritativo fondato a Napoli nel 1554 da massesi emigrati che avevano raggiunto l’agiatezza nell’opulenta capitale e non si erano dimenticati della “madrepatria”.
La costruzione dell’opera fu affidata ai “mastri fabbricatori” cavesi Giovan Marino e Paolo de la Monica, all’epoca celebri costruttori di strade e fortificazioni: i lavori iniziarono subito alacremente, probabilmente nella parte orientale (dove oggi sorge la torre cilindrica), tanto che nel 1565 erano state gettate le fondamenta, scavata la grande cisterna e costruite le prime fortificazioni.
In seguito la mancanza di denaro costrinse alla sospensione dei lavori: solo nel 1577 ripresero, per essere nuovamente bloccati nel 1583. Tra alterne vicende i lavori durarono sino al 1636, quando l’antica chiesa di San Nicolò fu abbattuta per erigere la torre cilindrica, che nell’800 fu munita di campana e trasformata in orologio civico.
Cosa resta del Castello dell’Annunziata
Oggi sopravvive fedele solo il bastione orientale dell’antica fortificazione: varcando l’ingresso, il visitatore troverà nella piccola spianata un pozzo, da cui si potevano raccogliere le acque piovane confluite nel cisternone.
Procedendo lungo il bastione, che permette di osservare da una posizione panoramica gran parte dei “casali di basso” lubrensi, si può giungere alla maestosa torre cilindrica: all’interno sono chiaramente leggibili le stratificazioni architettoniche, che risalgono probabilmente a prima della ricostruzione tardo cinquecentesca.
Il Persico, nella sua “Descrittione della città di Massa Lubrense”, riferiva che nel luglio 1636 per fortificare il piccolo castello di Massa […] fu necessario buttare a terra e spianare la chiesa di Santo Nicolò: con molta probabilità, sulla base delle pre-esistenze architettoniche rinvenute in situ, la chiesa doveva sorgere lungo la cinta muraria a oriente, dove oggi ancora svetta proprio la maestosa torre cilindrica, infatti nel corso dei restauri sono state rinvenute tracce d’affresco di colore rosso e strutture chiaramente ascrivibili all’antico edificio sacro, molto venerato dai massesi e ricco di “pitture fatte a fresco”(Riccardo Filangieri).
Sulla sommità della torre non è più visibile la struttura che reggeva l’enorme campana, demolita nel 1940, ma si gode di una vista mozzafiato su Capri e sul golfo di Napoli. Alle spalle del torrione, gli ultimi restauri promossi dal comune di Massa Lubrense hanno portato alla luce alcune interessanti strutture: si tratta di locali di servizio, dotati anche di un forno per la cottura di alimenti, che sarebbero dovuti servire agli occupanti del presidio in caso di assedio.
Torre Turbolo e Villa Murat
Tornando al centro dell’Annunziata, alle spalle dell’antica torre della famiglia Turbolo, che serviva a conservare il denaro e i pegni del Banco di famiglia, si trova una terrazza panoramica che affaccia su Capri: oltre alla vista mozzafiato, attraverso i sapienti restauri che hanno portato a utilizzare massi di colore diverso nel corso dei lavori, il visitatore potrà leggere la pianta del bastione occidentale dell’Annunziata, che secondo il progetto del Lanteri si sviluppava a stella, per scongiurare gli effetti devastanti delle armi da fuoco d’assedio.
Inoltre, resti del bastione sono visibili alle spalle della spettacolare Villa Murat, da cui Re Gioacchino nel 1808 condusse il celebre assedio di Capri.
Una fortificazione davvero inespugnabile quella dell’Annunziata, che però non servì a nulla: dopo la vittoriosa battaglia di Lepanto (1571), i corsari non infestarono più le nostre coste e la spesa per il “castello” si rivelò inutile e dispendiosa, perché dettata dall’emotività del tragico “sacco” del 1558.
Testo di Gennaro Galano
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