Densi di misteri, i Campi Flegrei sono una terra plasmata dal tempo che svela lentamente le memorie di un nobile passato e conserva gelosamente molti dei suoi segreti.

I Campi Flegrei sono una terra in continua evoluzione fin da ere antichissime. La crosta terrestre qui si assottiglia fino a lasciar affiorare il cuore in fiamme della Terra. L’instabilità caratterizza il paesaggio come gli abitanti, abituati a repentini esodi. Ma un luogo così aspro e forte, dove terra, acqua e fuoco si scontrano, non poteva non destare meraviglia, rispetto e timore fin dall’antichità. E’ l’attività vulcanica di questa regione – phlegraios significa appunto ardente – all’origine di ben 72 sorgenti d’acqua con temperatura variabile tra i 20°C e i 70°C. Cuma, Dicearchia (l’odierna Pozzuoli), Agnano, Baia e Bacoli erano i centri più importanti del territorio dei Campi Flegrei che ai tempi degli antichi Greci si estendeva a ovest di Napoli da Posillipo a Cuma e comprendeva le isole di Nisida, Ischia e Procida.

Cuma

Il sito archeologico di Cuma è un luogo sospeso tra storia, mito e leggenda, famoso per le testimonianze architettoniche dell’antichità. Istituito intorno al 1930, il Parco archeologico di Cuma (aperto tutti i giorni dalle 9.00 al tramonto) è il più antico e ampio dei Campi Flegrei, ed è tuttora oggetto di studi e ricerche.

Nella parte bassa della città si trovavano l’anfiteatro del II secolo a.C., il Foro, il Capitolium e il complesso delle terme. Prima di accedere all’Acropoli si incontrano la Cripta romana, una lunga galleria che attaversava il monte di Cuma, collegando il Foro alle banchine portuali, e l’Antro oracolare della Sibilla. Quest’ultimo, menzionato da Virgilio nel sesto canto dell’Eneide e ritenuto sede della sacerdotessa di Apollo cui gli antichi si rivolgevano per ottenere un responso sul fato, era in realtà un’opera militare difensiva. Percorrendo la via Sacra, che vanta alcuni punti panoramici da cui lo sguardo spazia fino a Capo Miseno, si incontrano i resti dei templi di Giove e di Apollo.

Pozzuoli

Pozzuoli, l’antica Dicearchia (città del giusto governo) fu fondata da esuli provenienti dalla greca Samo intorno all’anno 530 a.C. Poi passò sotto il governo di Roma, che la ribattezzò Puteolis. Fino all’apertura del porto di Ostia divenne lo scalo romano più importante del Mediterraneo.

La città crebbe sulle colline circostanti al promontorio tufaceo del rione Terra, quasi interamente circondato dal mare. Poco distante, nel I secolo d.C., al tempo di Vespasiano, sorse l’imponente Anfiteatro Flavio (aperto tutti i giorni dalle 9 al tramonto).

Attraverso il porto, Pozzuoli entrò in contatto con tutto il mondo antico, assimilando arti tradizionali come quella del vetro, della ceramica, dei profumi, dei tessuti, dei colori e del ferro. Il rione Terra divenne nel Medioevo cittadella fortificata. Successivamente, per la sua posizione e le ricche caratteristiche del territorio, interessò tutti i regnanti che si succedettero sul trono di Napoli.

Numerose chiese sorsero nell’intricato tessuto viario ed ebbe inizio l’opera di costruzione dell’arenile. Tuttavia, tale fermento edilizio era destinato nuovamente a essere interrotto da un evento naturale: la nascita e l’eruzione del Monte Nuovo, del 1538. Nel 1600, il Rione Terra fu sottoposti a radicali e grandi rinnovamenti. I palazzi nobiliari subirono un’opera di riammodernamento secondo le forme dell’epoca. Negli ultimi cento anni, infine, il quartiere ha subito un nuovo processo di degrado: sventramenti arbitrari, un grave incendio e la totale evacuazione del 1970 decretarono l’interruzione della Storia di Pozzuoli.

Il bradisismo del 1983 sembrò infliggere un tremendo colpo di grazia. Ma da alcuni anni è iniziata una nuova fase di restauro e di rivalorizzazione, anche grazie a un progetto che sta trasformando la zona in un polo culturale. Attraversato il centro cittadino con tappa obbligata alla piazza del Tempio di Serapide si può far tappa al vulcano Solfatara. Ancora attivo, la Solfatara di Pozzuoli è senz’altro il più interessante vulcano dei Campi Flegrei dove è possibile immergersi in un paesaggio da inferno dantesco avvolti da vapori sulfurei e sorgenti di calore naturali.

Campi Flegrei, parco sommerso di Baia
Parco sommerso di Baia

Baia

Ai tempi degli antichi romani, Baia era un’ambita località termale e di villeggiatura. Cesare, Pompeo e Cicerone si fecero costruire sontuose ville e Orazio dichiarò il suo golfo il più incantevole del mondo. Le terme di Baia attualmente fanno parte dell’omonimo Parco archeologico. Si sale quindi al Castello Aragonese, sede del Museo Archeologico (aperto dalle 9 fino al tramonto, chiuso il lunedi), al cui interno si trovano le testimonianze dell’antico splendore di Baia e del porto imperiale di Miseno.

Bacoli

Bacoli è una cittadina di pescatori, un tempo glorioso porto militare romano. Gioielli di questa cittadina sono i resti di due tra le numerose strutture di epoca romana.

La Piscina Mirabilis è la più grande cisterna romana in Italia ed è il terminale dell’acquedotto del Serino. E’ tutta scavata nel tufo. Le pareti sono interamente coperte dal famoso intonaco in cocciopesto, in grado di resistere in presenza d’acqua per quasi 2000 anni.

La suggestione del luogo è amplificata dalle strette aperture della volta che lasciano filtrare una luce tenue capace di dare straordinario fascino a questa “cattedrale” dell’ingegneria idraulica romana. Poco distante, è ancora il complesso sistema idrico romano a dare spettacolo nelle Cento camerelle della villa di Ortensio Ortalo (aperta tutti i giorni dalle 9 fino a un’ora prima del tramonto, previo accordo col custode). Alcuni cunicoli giungono fino al costone di tufo a picco sul mare, altri sono a fondo cieco e non ancora del tutto esplorati.