Il ninfeo di Pipiano è uno dei mosaici di epoca romana meglio conservati in Campania. Rinvenuto a Marina della Lobra, è visitabile nella Villa Fondi di Piano di Sorrento.
La parte destra del ninfeo di Pipiano è da anni esposta nel giardino della residenza ottocentesca. La parte sinistra, invece, dopo una lunga esposizione itinerante in Cina, è giunta nel 2019 al Museo Archeologico Territoriale “George Vallet” (all’interno del parco di Villa Fondi). Ricostruito dal Polo Museale della Campania con l’ausilio della tridimensionalità, il ninfeo torna a splendere nel suo indiscutibile fascino.
Dal catalogo “Mito e Natura”
Dove si trovava e dove è adesso
Il ninfeo a mosaico, scoperto tra il 1980 e il 2001 nella località Marina della Lobra di Massa Lubrense, rappresenta uno degli esempi meglio conservati in Campania di tipo “a facciata”, che faceva parte di una villa a terrazze gardante sul mare, abbellita nel I secolo d.C., con giardini e fontane, come le vicine ville di Agrippa Postumo, di Pollio Felice e quella di Capo di Massa.
La metà destra del monumento è ricostruita nel Parco del Museo Archeologico Territoriale della penisola sorrentina Georges Vallet a Piano di Sorrento, mentre qui si prestano le sei nicchie del lato nord-ovest.* Le murature in opera reticolata, le pomici e le ceneri del 79 d.C. che avevano ricolmato parte degli elementi dell’alzato e quello che resta della vasca (natatoio) lunga 25.50 e profonda m.1.20, forniscono dati significativi per la datazione della struttura e del suo definitivo abbandono.
Dati strutturali
Il prospetto architettonico di fondo si articola in 12 nicchie disposte 6 per parte, ai lati della cascata centrale che scivolando su 5 gradini , alimentava la piscina, al centro della quale si conservava la base rivestita di lastre di marmo di una fontana. Le nicchie misuravano in altezza circa 2.70 per cui la superficie complessiva rivestita a mosaico è di circa mq 100.8. Il fronte mistilineo delle nicchie si sviluppa per la lunghezza di circa 25 m, alternando grandi esedre sulle pareti di fondo dalle quali si aprono altrettante absidi e nicchie minori rettangolari, un cornicione aggettante coronava superiormente la struttura in modo da proteggere le parti musive.
Il mosaico
Il mosaico è realizzato con tessere di pasta vitrea di blu egizio e di calcari policromi;le partizioni dei campi decorati sono ottenute da gusci di cardium eduli e di murex brandans .
Nelle lunette si alternano rappresentazioni di tortore o colombe davanti a coppe e ciste e animali accosciati, mentre i soffitti ospitano tondi con busti di divinità. Ai lati della cascata si trova la rappresentazione di fondali marini, con aragoste, cernie, scorfani, seppie e altri pesci tipici del Mediterraneo.
La decorazione è inquadrabile nella fase iniziale del quarto stile, tra la fine dell’età claudia e l’inizio dell’età neroniana; accanto a elementi del terzo stile, riconoscibili nelle vedute di giardino, sono presenti i bordi di tappeto, il medaglione con cigni, pinakes con mostri marini, i tripodi sormontati da cigni e candelabri dorati propri delle esperienze formali del IV stile.
Confronti puntuali si ritrovano nella rappresentazione del giardino popolato di uccelli del ninfeo a mosaico del triclinio della casa del Bracciale d’Oro a Pompei, che risponde ad analoghi modelli per resa degli alberi dietro la transenna a incannucciata e l’uso delle medesime sfumature di colore per le foglie.
Importanza storica
Per lo stato di conservazione della decorazione musiva e per l’unicità dell’articolazione architettonica, questo ninfeo aggiunge un dato importante allo studio di tali strutture presenti nelle ville marittime della Campania di età imperiale, inoltre per l’ampia estensione della superficie a mosaico, il ninfeo di Massa Lubrense rappresenta un documento unico. Le grandi ville campane, comprese quelle dell’area vesuviana e con l’eccezione della Villa di Lauro di Nola, non hanno restituito esempi di ninfeo “a facciata”, i cui modelli sono da ricercare in Oriente e in Grecia, nell’architettura ellenistica delle grandi facciate scenografiche alle quali si è ispirata anche l’architettura degli edifici teatrali e quella dei grandi monumenti funerari.
* Ora anch’esse custodite nel museo Georges Vallet.
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